Caso di studio – IRLAB

 

Il caso studio in esame è realizzato da IRLAB (Institute for Research and Learning in Archaeology and Bioarchaeology), un istituto di ricerca operante in Italia e negli Stati Uniti in contesti di scavo archeologici e cimiteriali. Lo scheletro in esame (identificato con la sigla USk2110), è relativo ad un individuo adulto (25 anni c.a.) rinvenuto in un cimitero del XIX secolo (Harrison Township Cholera Cemetery), nella contea di Pickaway (OH), teatro di un’epidemia di colera nel 1832 e nel 1849.

Tutte le sepolture rinvenute, oltre allo studio antropologico, tafonomico, funerario e d’archivio, vengono rilevate topograficamente. Successivamente l’incontro tra Stazione Totale e singoli modelli fotogrammetrici permette alle sepolture di essere studiate una volta rimosse dalla loro sede originaria.

Per quanto riguarda l’aspetto divulgativo del cantiere ogni inumato, sotto forma di modello fotogrammetrico, viene caricato in un ‘cimitero virtuale’ a disposizione  di chiunque voglia consultare i risultati del lavoro di scavo.

Dato che tutte le informazioni ricavate da questo studio costituiscono la più vicina conoscenza di queste singole persone, il progetto è stato battezzato “The Closest Thing To a Name”.

 

Il rilievo

Poichè il sito in esame è inserito in un GIS ogni rinvenimento (lapidi, stratificazioni, artefatti, sepolture) viene georiferito, tramite l’uso di markers e Stazione Totale, al sistema di coordinate WGS84 con proiezione UTM 17N. Il rilievo si completa con le prese fotografiche, in questo caso tramite una Reflex Nikon D3000 e un set da 52 foto. Modello 3D e registrazione sono stati realizzati con 3D Zephyr Aerial.

L’individuo USk2110 al momento del rinvenimento

 

La nuvola di Punti

Alcuni elementi rinvenuti sono spesso di difficile interpretazione a causa di sconvolgimenti del terreno o per loro stessa natura (si pensi alle ossa delle mani che, con la decomposizione dei tessuti molli, tendono a perdere i loro rapporti anatomici spostandosi o accumulandosi in specifici punti), per questo motivo le prese fotografiche sono state concentrate su alcuni distretti specifici (cranio, torace, pelvi), considerando sufficienti delle foto basilari per le zone meno compromesse (gli arti inferiori).

La nuvola di punti e la mesh mostrano, grazie alla densità degli stessi, quali sono state le aree maggiormente fotografate

 

Interpretabilità

I disegni realizzati per via analogica sono sempre soggetti a una variabile di errore ed omissione dovuta al fattore umano. La fotogrammetria si basa su immagini reali e ciò permette, durante la fase di studio post scavo, di interfacciarsi all’oggetto in esame come se questo fosse ancora in situ e senza il filtro dell’interpretazione altrui. Nessun elemento viene perduto, la leggibilità delle profondità è più eloquente di quella offerta da un numero limitato di sezioni e molti punti non raggiungibili fisicamente dall’operatore adesso lo diventano grazie alla navigabilità del modello 3D.

Le immagini precedenti mostrano ingrandimenti su punti di non immediata comprensione e suscettibili di errore grafico nel caso di un rilievo in analogico. Le quote e le profondità rintracciabili su ogni singolo punto della nuvola rendono il modello ‘parlante’ anche per chi, fisicamente, non ha potuto interagirvi sul campo.

 

Punti di controllo

I marker posti all’interno della fossa sono stati battuti a Stazione Totale ed esportati in formato .ply. Tramite il set di comandi ‘registrazione’ il modello è stato scalato ed allineato alla nuvola di punti battuta sul campo, previa assegnazione dei punti di controllo sul modello stesso.

Il modello scalato e georiferito. Da questo momento ogni elemento della nuvola è misurabile in tutte le sue dimensioni.

 

Non solo grandi scale

Nel caso specifico delle sepolture molte misurazioni sono di estrema importanza se eseguite sul campo poiché non rilevabili in laboratorio. Questo perché gli elementi deperibili (tessuti molli e indumenti) e la posizione in cui il defunto è stato deposto, rappresentano un volume iniziale ormai perduto al momento del rinvenimento e di cui lo scheletro in situ rappresenta l’ultimo calco. Inoltre l’accertamento di alcune dislocazioni (come l’appiattimento del cinto pelvico) consente di stabilire se la decomposizione sia avvenuta all’interno di una cassa o se il sedimento sia filtrato in essa ed abbia mantenuto salde le articolazioni permettendo allo scheletro di pervenirci in maniera più o meno connessa (decomposizione in spazio vuoto e spazio pieno). Lo studio di queste dislocazioni può anche fornire informazioni su eventi intervenuti dopo la sepoltura (animali che abbiano predato alcune ossa, cedimenti fisici del terreno in alcuni punti al di sotto della salma, manomissioni umane volontarie ecc ecc.).

Il modello, ormai in scala 1:1, è totalmente misurabile in ogni sua singola parte e nel complesso; anche in punti di altissima fragilità dovuta al passare del tempo e che costituisce un pericolo per l’integrità del reperto stesso se misurato fisicamente e direttamente dall’operatore.